C'è da chiedersi se sia giusto far
parlare e scrivere i ragazzi sul lavoro e sulla storia dei loro genitori o
nonni. E' una violazione della privacy?
Io l'ho potuto fare in un tempo in cui non c'era ancora tutta questa
isteria sulla materia. Credo anzi che
poter riflettere sulle storie passate e confrontare le varie esperienze possa
essere di aiuto alla consapevolezza e al confronto. Anzi, conoscersi più a
fondo, credo che aiuti la nascita degli affetti, della stima e delle amicizie.
Anche in generale, nei luoghi di lavoro o nei
condomini anonimi dove a mala pena ci si dà un annoiato buon giorno quando ci
si scontra nell'androne o nell'ascensore, penso che tutta questa riservatezza e privacy sia di
ostacolo a sentimenti di simpatia e
impedisca la nascita di qualche forma di
solidarietà. Ne sono una prova le cronache di solitudine, le disastrose assemblee di condominio e le
rivalità e antipatie sui luoghi di lavoro. Rimpiango una breve esperienza
introdotta a Roma dal sindaco Veltroni, chiamata “la festa dei vicini”. Si
andava in cortile o in giardino sotto casa, con musica, rinfreschi e
chiacchierate, cioè per conoscersi in allegria, in festa appunto.
E' stata una mia intrusione nella
realtà delle famiglie l'indagine sul lavoro dei padri, sul secondo lavoro, su
chi è sempre libero alla domenica, su chi ha un lavoro nocivo o pericoloso,
sulle madri casalinghe che cercano lavoro, sul numero dei fratelli e sorelle
dei padri e di quelli delle madri. Le
tabelle sono state già pubblicate nel capitolo sulla matematica, cioè sui
numeri e tabelle.
E' bellissimo, però, leggere “Come
mio padre ha conosciuto mia madre” o “in Brasile a lavorare il caffè” (pag.11 del 30 nov. 77 e 13 del n.5 di maggio '79) ...
... o “Il bisnonno in America” (pag. 12 e 13, n. 5 di aprile) e i “Baci alla stazione” (pag 13, fascicolo 30 nov. 77).
... o “Il bisnonno in America” (pag. 12 e 13, n. 5 di aprile) e i “Baci alla stazione” (pag 13, fascicolo 30 nov. 77).
In omaggio alla privacy ho cercato di omettere o cancellare i cognomi dei protagonisti di questa esperienza. E' una operazione difficile, forse impossibile, perché a volte i cognomi o i compleanni o le notizie indicative delle identità sono sparse un po' dovunque, a volte dentro ai testi. I ragazzi coi quali sono ancora in contatto mi hanno dato la loro autorizzazione, ma dopo tanto tempo, non ho modo di raggiungerli tutti. Credo però che nessuno di loro, ora adulto e genitore, possa dispiacersi o disconoscere ciò che ha scritto da scolaro, perché tutti sono stati meravigliosamente eccezionali, originali e creativi. Voglio immaginare che in ogni caso ne potranno sorridere e far sorridere.