I ragazzi avevano
progettato le domande e le hanno esposte a voce libera, all'inizio
dell'incontro. In classe, nei giorni
antecedenti, ognuno aveva proposto l'argomento su cui chiedere. Soltanto pochissimi sono stati gli
interventi da modificare, integrare o tagliare. Se due scolari proponevano la
stessa domanda, sono stati aiutati a confrontarsi, a integrarsi e a scegliere
un tema diverso.
Le domande dei
ragazzi sono state registrate e la loro trascrizione prende le pagine 4, 5, 6. 7 e 8.
L'intervento del
sindaco Petroselli è trascritto dalla pagina 9 alla 29 ed è bellissimo.
Rileggerlo oggi insegna ancora molte cose.
In classe abbiamo avuto ancora un po' di tempo, dalla pubblicazione del
giornalino alla fine delle lezioni, per rileggerla e rifletterci un poco. Il problema del tempo e dei tempi è stato
sempre il nostro cruccio.
E' stato
importante, però, aver trascritto pressoché integralmente questo intervento di
Petroselli. Ne avevamo quasi il dovere, poiché il Comune di Roma in quegli
anni, ci aveva sempre finanziato i nostri percorsi di ricerca storico artistica
nella città, dove Roma per noi è stata un libro su cui studiare e scoprire, con
la guida preziosa della dottoressa Alberta Campitelli. Di questa didattica dei beni culturali se ne
parla diffusamente nel capitolo “In
cerca di arte e di storia”.
Nelle foto seguenti il sindaco Petroselli assieme alla insegnante Teresa Vergalli e al direttore Sirianni durante l'incontro con i ragazzi della Scuola Don Albera.
La trascrizione integrale delle risposte del sindaco Petroselli
Questo lo dico perché il rapporto con le istituzioni, con i problemi, è sempre un rapporto di diritti e di doveri, e anche di comportamento.
Non esiste al mondo un sindaco, un capo di governo o un capo di stato il quale possa dire di sì a tutto. -Questa sarebbe la fine del la convivenza civile.
Il sindaco aveva detto di sì, e l'aveva mantenuto. Però ne aveva fatta raccogliere troppa e allora non sapeva dove la doveva mettere e allora invase Roma di carta. I Paesi stranieri, da cui l'Italia importava la carta, protestarono perché i guadagni diminuivano e l'Italia non doveva importare la carta.
Quindi io rispondo che fare il sindaco è molto difficile, però, si può farlo senza cadere nella disperazione, se si accetta di farlo con umiltà e al tempo stesso senza rassegnarsi e guardando sempre con fiducia al futuro.
Eh, sì, ricevo molte critiche! E non dico sempre di sì, perché non si può avere contemporaneamente tutto per tutti. Mi pare di aver già risposto: governare bene, secondo me, significa scegliere una cosa anziché un'altra, dare un tempo anziché un altro.
Questo mi pare...(applausi)
Voglio di e una cosa molto semplice. Io credo che se c’è un campo dove, in questi anni, noi abbiamo cercato di migliorare le cose, questo è il campo del verde.
Nelle foto seguenti il sindaco Petroselli assieme alla insegnante Teresa Vergalli e al direttore Sirianni durante l'incontro con i ragazzi della Scuola Don Albera.
La trascrizione integrale delle risposte del sindaco Petroselli
Il Sindaco di Roma,
Luigi Petroselli, risponde ai ragazzi della “Quinta A”
Innanzi tutto buongiorno a Tutti; grazie per la vostra
accoglienza. Ringrazio il Signor Direttore, la maestra, ringrazio in modo
particolare per il regalo che mi è stato fatto, la legge della classe, i fiori
e, in particolare, ringrazio per questa scultura che ricorda un momento della
vita della nostra città, nella quale ci siamo raccolti per — dire no alla
violenza, alla barbarie, alla morte; per dire sì alla convivenza civile, alla
civiltà, alla vita. Un momento importante nel quale la città di Roma si è
raccolta intorno al Capo dello Stato per rinnovare l'impegno di difesa e di
sviluppo della nostra democrazia.
II pannello contro la
violenza …
Sarei molto tentato di prendere questo regalo e metterlo in
una stanza della mia casa, per la verità molto piccola. Ma io penso, invece, di
decidere in un altro senso e di fare in modo che questo quadro, questa scultura
da voi fatta, sia messa in una sala del Campidoglio, in modo che possa
sopravvivere anche ai sindaci perchè i sindaci passano; e anche coloro che
verranno tra molti anni, i moltissimi che verranno come tutti gli anni a
visitare il Campidoglio possano vedere questo quadro come vedono le altre cose
artistiche importanti, e ricordare questo momento della città in cui anche la
vostra scuola ha preso posizione contro la violenza.
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Prima domanda:
autobus e metro
Adesso vengo direttamente alle domande. Sono tante e dico
subito che sono ben centrate e molto interessanti, perché variano e spaziano in
molti campi e dimostrano senz' altro - non voglio fare dei complimenti - che
questa è una scuola viva, una scuola che funziona, una scuola aperta.
E credo che le vostre domande dimostrano che siete sulla
buona strada per diventare dei buoni cittadini.
Ma ora, bando alle chiacchiere e veniamo alle domande con
crete. Chiedo scusa se qualcosa mi è sfuggito, ma parlate molto veloci. Caso
mai, se mi fosse sfuggito qualche cosa, alla fine potrete dichiararvi
soddisfatti o insoddisfatti, come si fa nelle interrogazioni parlamentari e
consigliari e riprendere la parola.
La prima domanda che mi è stata rivolta riguarda il Metro e
il 557: perché è stato tolto.
Io rispondo con un'altra do manda: perché doveva essere
lasciato? E mi spiego.
Grazie al Metro ci
sono ogni giorno 150 mila auto in meno
Evidentemente, quando si ha una metropolitana come quella
che abbiamo fatto in' questo tratto di Roma - che tra l'altro si rimostra molto
utile proprio in questi giorni nei quali si parla molto del traffico - noi
ricorriamo spesso alla metropolitana. Il tratto nuovo di metropolitana sottrae
a Roma 150mila auto private al giorno: cioè, se non ci fosse stata la
metropolitana avremmo avuto 150mila auto private in più sulle strade. Vi lascio
immaginare come si sarebbe aggravato ancor più il traffico.
Quindi, quando si fa una metropolitana, si fa perché sia
usata in alternativa, anziché auto private e i mezzi pubblici.
E’ possibile avere il
Metro e poi tutti gli autobus e le auto?
Voi immaginate che un Comune possa fare una metropolitana,
spendere miliardi come abbiamo speso, e conservare tutto il parco-auto? E'
possibile? Questo non è possibile, perché abbiamo fatto la metropolitana anche per avere disponibilità
di autobus maggiore da destinare ad altre parti di Roma; alle borgate, che non
hanno spesso neanche l'auto bus. Quindi la metropolitana è stata fatta anche
con l'intento di risparmiare alcune linee di autobus.
Questo non vuol dire che tutte le decisioni
dell'Amministrazione prese a questo proposito siano in sè giuste Quindi io
prendo atto anche di questo disagio, però senza promesse.
11
Dal momento che mi si chiede perché si toglie un autobus io
rispondo: si toglie un autobus perché c'è la metropolitana. Mi pare che questa
sia la risposta. Questo comporta qualche sacrificio. Certo, che comporta
qualche sacrificio! Ma non possiamo avere tutto.
In tema di traffico
se si può avere tutto bisogna pagare un prezzo
E dal momento che si parla del traffico, appunto, vorrei, con
molta franchezza, introdurre questo concetto: non si pub avere tutto senza
pagare dei prezzi. A volte sembra a qualcuno, non certamente a voi, che si
possa avere la metropolitana e pagarla 200 lire, avere l'autobus che co sta ancora
100 lire, andare con la macchina dappertutto — al centro storico o al negozio
di lusso o non di lusso — protestare quando si pagano le contravvenzioni,
protestare quando c'è un ingorgo di traffico! Si pub avere tutto questo? No!
E' evidente che se uno vuole vivere a Roma, circolare a
Roma, visitare Roma, andare in centro storico o in altra parte di Roma, qualche
prezzo lo deve pagare: o si abitua a usare prevalente. Mentre il mezzo
pubblico, — e questa è una cosa positiva della vostra domanda, oppure deve
rassegnarsi a pagare il prezzo duro anche di un ingorgo.
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La convivenza civile
è basata su diritti e dover, ma anche sul comportamentoQuesto lo dico perché il rapporto con le istituzioni, con i problemi, è sempre un rapporto di diritti e di doveri, e anche di comportamento.
Non esiste al mondo un sindaco, un capo di governo o un capo di stato il quale possa dire di sì a tutto. -Questa sarebbe la fine del la convivenza civile.
Si tratta di vedere quali sono i sì e quali sono i no. Si
deve rispondere se sono giusti o sbagliati. E questo mi pare un concetto
elementare non solo di governo, ma di un buon governo, un governo che non
voglia ingannare i cittadini.
Le contraddizioni
Seconda domanda. Contraddizione: abbiamo una scuola moderna
ed abbiamo dei banchi vecchi; vorremmo dei pannelli, delle persiane e una lavagna
luminosa.
GLI ARREDI SCOLASTICI
La lavagna luminosa
giaceva da tempo nella nostra scuola, ma non siamo stati capaci di farcela
assegnare. Un po' di armadi sono arrivati. Per i banchi, invece, ci sono
difficoltà burocratiche e pratiche, perché bisogna consegnare quelli vecchi per
avere i nuovi. Però fino a quando gli architetti o gli arredatori che lavorano
per le scuole non si decideranno a consultare insegnanti e scolari per sapere
come debbono essere banchi suppellettili ed edifici, non ci sarà speranza di
avere ambienti e mobili funzionali allo scopo.
E' verissimo. Anzi questo, direi che è un discorso, diciamo
un incontro, nel quale dobbiamo parlarci con grande verità, altrimenti non
avrebbe nessuna importanza, né per voi, né per me.
Questa è una delle caratteristiche della situazione attuale
a Roma in questo momento storico della città.
Roma è una città che ha grandi contraddizioni - contrasti, cioè
- tra le cose. Il principale contrasto è proprio questo. Prendiamo l'ospedale,
per esempio. Noi sappiamo che gli ospedali non funzionano sempre; questo non va
bene. Andiamo a vedere cosa c'è. Abbiamo magari gli apparecchi medici tra i più
importanti, tra i più avanzati come tecnologia. Abbiamo i "TAC" a
Roma, negli ospedali! il famoso TAC, quello che adesso con una fotografia
indovina subito un male, a cominciare dai più gravi. Poi, magari a cento metri
da quel TAC - che è uno degli apparecchi più moderni - c'è una corsia con de
gli anziani, dei vecchietti, come li chiamate voi, quasi semi-abbandonati.
C'è sempre questo contrasto tra una cosa che funziona, una
cosa anche molto bella e, vicinissima, una disfunzione, una cosa che non va. E'
una delle caratteristiche attuali della fase che attraversiamo a Roma, per
ragioni molto profonde e molto lontane.
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Questo, in parte, è anche il caso che qui avete detto.
Tuttavia, poiché non voglio da re risposte soltanto di
metodo o fare soltanto una fotografia della città, io penso che per quanto
riguarda il rinnovo dei banchi, delle sedie e in parti colare di questa lavagna
luminosa, io penso di poter assumere un impegno positivo, anche se dovete
sapere che questo vuol dire sottrarre altre cose da altre parti.
Perché, appunto, dotare una scuola, fare una scuola e
dotarla, significa spendere dei soldi. Quindi voi non potete pretendere di
essere una scuola che ha tutto, mentre ancora ci sono delle zone di Roma dove
manca addirittura la scuola! Questo non dovete mai dimenticarlo.
Mi pare, tuttavia che sì possa dire, nei limiti del possibile,
che queste vostre richieste potranno essere esaudite.
La carta straccia
Veniamo adesso alle altre domande. Fabrizio. Del parco giochi
parlo alla fine, perché ne avete parlato tutti e quindi....
Raccolta di carta. Quest'idea è un'idea molto bella. Mi pare
che l'abbia avuta la maestra leggendo un giornale; credo che l'avete accolta. Io
sono disponibile per fare tutto il possibile perché questo possa avvenire; anzi
perché si possa estendere alle altre scuole di Roma.
Prenderò anche contatto con il Provveditorato, mi metterà
d'accordo con l'assessore Pinto. Questa mi pare una bellissima idea, non. Solo perché
ci consentirà di avere dei soldi, no?
Non credo che bilancia
dei pagamenti italiani né i rapporti tra importazione ed esporta zione verranno
scossi dalla raccolta della carta dei ragazzi romani. Credo che la carta
continuerà ad essere il terzo prodotto, come avete detto voi, sul campo degli
scambi commerciali mondiali. Per l'Italia sarà una voce passiva: tuttavia sarà
attenuata e in ogni caso avremo fatto una cosa utile.
I fondi possono essere utilizzati dalle scuole, lasciati
alle scuole stesse. Questa mi pare la strada migliore.
Come abbiamo fatto - e anche qui, dovete riconoscerlo, in
parte innovando,- quest'anno, mettendo a disposizione delle direzioni
didattiche una certa cifra con la quale provvedere ai bisogni più immediati: a
quello che si rompe, alla porta che non funziona e così via.
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Io penso che questa iniziativa è bella, è da seguire.
L'impegno in questo senso c'è senz'altro. Non solo per questa ragione pratica
di utilità, ma, mi pare, anche per la ragione civile, morale. Perché avvicina
alla soluzione dei problemi i cittadini; e rende chiaro, anche se pub sembrare
un'esperienza modesta, rende chiaro che la soluzione dei grandi problemi - e
anche dei piccoli- non è mai affidata soltanto alla benevolenza o alla capacità
o intelligenza di chi in quel caso governa una città o un paese; ma è sempre
anche affidata al modo in cui i cittadini rispondono e concorrono a risolvere i
problemi.
Quindi, senz'altro; Anzi, saluto quest'iniziativa, quest'idea,
e penso che possiamo rilanciarla, impegnandoci a, superare le difficoltà che
non saranno certamente poche.
Altra domanda. Il vostro giornalino. Sì, l'ho visto: vi
faccio tutti i miei complimenti! Continuate. E' molto bello, perché è un
giornalino nel quale si parla dei problemi attuali, dei problemi vostri. Questo
è molto importante, cominciare a discutere i problemi vostri o quel li del
quartiere!
Facciamo finta che, ultime
notizie:
LA CARTA SOMMERGE
ROMA!!!
IL LIVELLO E’ SALITO A
UN METRO E MEZZO
Roma era stata invasa
dal l'alto livello della carta, che aveva coperto tutta la superficie ed era
arrivata ad un livello di 150 cm.
Questo era successo in
seguito all'intervista della "Quinta A" della scuola Don Paolo Albera
al sindaco di Roma, Petroselli. Si era chiesto al Sindaco di fare raccolta
della carta per poter risolvere alcuni problemi. La classe lo aveva proposto al
sindaco affinché lo estendesse a tutta Roma.Il sindaco aveva detto di sì, e l'aveva mantenuto. Però ne aveva fatta raccogliere troppa e allora non sapeva dove la doveva mettere e allora invase Roma di carta. I Paesi stranieri, da cui l'Italia importava la carta, protestarono perché i guadagni diminuivano e l'Italia non doveva importare la carta.
Così la carta fu la
terza cosa che l'Italia non doveva importare più. L'Italia così trova modo per
trarre vantaggio da quel mare di carta, recuperando posti nella classifica
delle nazioni che compra no meno roba dai paesi esteri sia europei sia di tutto
il mondo. La carta diventa una delle cose che l'Italia aveva in grande
abbondanza e non servi va comprarla dall'estero.
Fabrizio
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Rispettare il passato
per superarlo. Altrimenti non c’è avvenire
In secondo luogo è bello perché, insieme a questo impegno
sui problemi attuali, sul le difficoltà attuali, c'è sempre una ricerca anche
sulla storia, sul passato di Roma e questo è molto importante.
Questa è una zona che ha molti privilegi, da questo punto di
vista. Ed è importante anche perchè io penso che un popolo, una nazione, che
non rispetta il proprio passato - per superarlo, naturalmente,- è una nazione o
un popolo che non ha avvenire.
Voi avete fatto il quadro sulla violenza e partecipato alla
manifestazione contro il terrorismo e la violenza.
Perché ad esempio, prendete i terroristi neri, hanno messo a
Roma una bomba al Campidoglio? Rovinando una parte del Campidoglio, una parte
del portale michelangiolesco? Perché?
Può sembrare a prima vista una idea folle. E' un'idea folle.
Ma il calcolo è proprio questo si uccidono le persone, ma si distruggono anche
i monumenti, affinché un popolo recida i propri legami con la sua storia e quindi
divenga disponibile a tutte le avventure.
Difendere i diritti'
ed esercitare i doveri
Quindi, questa parte del vostro lavoro è importante, perché
conoscere il passato, rispettarlo, amarlo anche quando si devono criticare e
superare le eredità negative che ci ha lasciato, è qualcosa che prepara un
diverso avveni re. Eppoi, in terzo luogo, mi pare bello, questo giornalino, ho
visto l'intervista che avete fatto al Presidente della Circoscrizione, perché
al tempo stesso c'è una ricerca di conoscenza del modo come funzionano le
istituzioni democratiche che ci siamo date, che il popolo italiano si è
riconquistato dopo la Resistenza. Quindi è un fatto non solo di educazione, ma
un fatto importante perché indica le vie attraverso le quali un cittadino può
difendere i suoi di= ritti ed esercitare fino in fondo i suoi doveri.
Quindi mi pare davvero un giornalino esemplare. Chiedo al
vostro Direttore, … alla vostra maestra e alla dott.ssa Setaro se possiamo
trovare il modo di pubblicizzare questa esperienza.
16
Poi uno mi ha chiesto: Lei sistema tutto?
Eh, no. Non sistemo tutto. Non sono San Gennaro che fa i
mira coli, sono un sindaco.
Si arrabbia?
Beh, anche se difficilmente lo dò, a vedere, sì, vi confesso
di sì.
E' difficile fare il
sindaco?
Certo, è difficile fare il sindaco. Ma Io credo che sia
difficile fare ogni lavoro. Ogni lavoro ha le sue difficoltà e ogni lavoro, per
quanto diverso come responsabilità, è un lavoro che richiede innanzi tutto
passione, dedizione, intelligenza e anche cuore.Quindi io rispondo che fare il sindaco è molto difficile, però, si può farlo senza cadere nella disperazione, se si accetta di farlo con umiltà e al tempo stesso senza rassegnarsi e guardando sempre con fiducia al futuro.
In famiglia, parla della sua attività di Sindaco?
Il meno possibile, almeno lì!
Questi benedetti cani
I rifiuti dei cani.
Chi mi ha posto la domanda? Salto un po’ di palo in frasca, ma vi so no
state delle domande...
Beh, noi abbiamo dato delle disposizioni, come avete visto,
di togliere con la paletta nei punti specifici dove consentire certi bisogni
(ecco un caso tipico in cui occorre la vigilanza per rispettare le norme), ma
avete visto voi che la vigilanza non basta.
E qui ritorno sulle cose dette prima. Non basta, spesso,
un’ordinanza, una delibera, una norma direttiva impartita a un servizio
dell'Amministrazione, perché tutto possa considerarsi risolto.
In altri termini, pensate voi che per far rispettare tutte
le norme della convivenza civile a Roma, possiamo mettere un vigile urbano per
ogni via, un poli
Non possiamo fare questo. Non possiamo immaginare una città
che diventi una città quasi militarizzata per di fendere certe norme del vivere
civile.
Dobbiamo mettere contemporaneamente in moto due regole: una
è quella della vigilanza e l'altra è quella dello stimolo e anche del controllo
che può venire dalla società, quindi anche da voi.
E' giusto chiedere ad un vigile urbano di far rispettare
-magari con una multa- chi trasgredisce a queste norme sui cani, ma è
importante che questo cittadino viva in un ambiente, in un isolato, in un
insieme di case nelle quali progressivamente sia indotto a vergognarsi di fare
le cose che fa, di non rispettare la legge e le norme del Comune. Allora la
società sarà cresciuta e anche certe norme verranno più rispettate.
17
I soldi delle multe
dove vanno?
Vanno al Comune. Non se li prendono certamente i vigili, nè
il Comandante, nè l'Assessore. Vanno nelle casse comunali; e non sono poi tante
co me può sembrare. Vanno nelle casse comunali e ogni anno vengono utilizzate
da un bilancio.
Il bilancio con le
entrate e le uscite
Voi sapete che ogni anno, come un po’ avviene nelle
famiglie, il Comune di Roma, come gli altri Comuni, fa il bilancio di previsione
di quello che dovrà spendere nell'anno in corso. Fa quindi i conti di quello che
ha e di quello che non ha; e sulla base di quello che ha, che non è
moltissimo-, determina le spese. Quindi quando si fa questo bilancio preventivo
i soldi delle multe van no in questo bilancio.
Strade, buche, pietre. Ecco Per rispondere una domanda va
fatta e allora si capisce a che punto siamo, altrimenti sembra sempre il primo
giorno del mondo.
E’ pensabile che una città, la quale, per molti anni ha
avuto uno sviluppo edilizio ed urbanistico disordinato e caotico, nel quale si
facevano le case e non si pensava alle strade, al traffico, ai servizi sociali,
agli asili, alle scuole, allo sport.
18
Scoppia l’Olimpica
Una città nella quale, nel 1950 per esempio, all'epoca delle
Olimpiadi, fu fatta appunto la via Olimpica, che pure ha una funzione, e si
costruirono sulla strada olimpica case più di quelle che si dovevano costruire.
Alla fine qualcosa scoppia. Scoppiano le fogne a via Gregorio VII, scoppiano le
fogne da altre parti, ci sono le buche sulle strade e l'acqua che esce.
Come si può pensare che possa nascere a Roma, come è nata,
una città abusiva che interessa circa 380.000 persone in pochi anni! Una città
come Firenze; senza Michelangelo, naturalmente! Anzi, con le case senza fogne,
senza acqua, senza luce? Senza che questo venga pagato dalle generazioni
successive?
Una delle conseguenze di questo sviluppo disordinato, non
programmato, è l'esistenza a Roma di centinaia di migliaia di chilometri di
strade private. Sono migliaia di chilometri -non decine o centinaia- di strade
private, molte delle quali dovevano essere fatte per convenzione da coloro che
le avevano costruite -e questo non è stato fatto-, che sono andate in
progressivo abbandono.
E' vero che la strada di cui si è parlato è passata al
Comune. Ma non basta che pass al Comune perché in un giorno si possano fare
tutte le strade.
Io posso dire che noi, come giunta comunale, abbiamo preso
una decisione coraggiosa: quella di classificare comunali tutte le strade
esistenti e quindi di dedicargli un pro gramma di sistemazione, salvo fare
rivalse giudiziarie verso i proprietari. Potevamo fa re il contrario: attendere
che i proprietari facessero il loro dovere. Invece abbiamo scelto questa strada
e ritengo che qualche speranza in più ci possa essere.
19
Altra domanda- Quando
riceve della gente dice sempre si sì? Riceve molte critiche?Eh, sì, ricevo molte critiche! E non dico sempre di sì, perché non si può avere contemporaneamente tutto per tutti. Mi pare di aver già risposto: governare bene, secondo me, significa scegliere una cosa anziché un'altra, dare un tempo anziché un altro.
Naturalmente facendo così si può anche sbagliare. Per questo
esistono le critiche, esistono le opposizioni, esistono più partiti, esistono i
dibattiti e i confronti con gli altri. Alla domanda rispondo in modo molto
netto: non dico sempre di sì, anzi, ritengo che sia sbagliata la pratica di chi
è abituato a dire sempre di sì e a fare promesse.
Ritengo che un amministratore un sindaco, ma anche uno che
opera in altri campi, sarà più apprezzato se avrà il coraggio di dire con
chiarezza quello che può fare e quello che non può fare. La fiducia nasce se
poi realizza puntualmente quello che dice di fare. E questa è la norma alla qua
le cerco di ispirare la mia azione.
Altra domanda. Il
tempo libero a cosa lo dedico.
Potrei dire che, siccome ce n'ho molto poco, spesso mi
capita di dedicarlo,-lo devo dire-, a recuperare il sonno che perdo. Quando
riesco a sottrarmi a questa necessità, leggo qualche libro, anche libri gialli;
guardo la televisione, la domenica sportiva.
Credo di essere come tutti gli altri cittadini, di non avere
particolari virtù. Sono un cittadino come tutti gli altri che cerca di lavorare
e, quando ha qualche ora libera, di dedicarla a queste attività ricreative e
culturali, del le quali la principale, -vi confesso-, in questi ultimi tempi é
stato il sonno.
Domenica, per esempio, alle tre del pomeriggio decido di
leggere un libro, oppure di guardare la televisione in attesa di "novantesimo
minuto". Vi confesso che spesso non - riesco a vederlo, perché mi addormento
lì, fino alle otto di sera.
20
E' una vita un po’ difficile, ecco, da questo punto di vista
di questi tempi, per il sindaco. Non c'è effettivamente molto tempo libero. E'
un errore, è un errore. Non lo dico per vantarmi. Dovremmo abituarci tutti, e
spero che voi lo farete, a lavorare anche trovando lo spazio per il tempo libero;
per se stessi, per comunicare con gli altri, per coltivarsi, per vivere.
La vita è anche piacere, non solo dovere. E' anche un
arricchimento culturale continuo. Quindi ve lo dico con una punta di
autocritica e con una punta di nostalgia, dopo aver assimilato che la vita ha
norme di condotta meno pesanti di quelle che ormai non riesco più ad evitare.
E questo rei censente di rispondere all'altra domanda, anche
questa personale.
- Se potesse ricominciare, farebbe lo stesso lavoro? -
Beh, sì. Sì senza riserve; e questo per due ragioni che
vorrei anche rendere esplicite.
Ringrazio per queste domande e chiedo scusa se qui si entra,
un po’ forse eccessivamente sul piano personale. Ma d'altra parte se siamo
amici dobbiamo parlare di tutto, in modo molto franco.
Sì per due ragioni. Innanzi tutto questo lavoro, intendo
lavoro politico, l'ho comincia to quando avevo 19 anni e l'ho cominciato con
esperienze che hanno segnato profondamente la mia vita, nella provincia dove
sono nato, che è la provincia di Viterbo.
Ho conosciuto i lavoratori, le loro lotte; ed ho confuso la
mia vita con queste loro lotte e con queste battaglie.
Quando questo accade a 19 o 20 anni voi comprendete che è
qualcosa che non si può più cancellare.
Secondo. Se guardo indietro certamente trovo delle cose che
ho fatto male e che non rifarei allo stesso modo; trovo delle cose che ho
pensato e che oggi vanno ripensate; delle certezze che avevo e che oggi non
sono più certezze, sono riflessioni anche critiche. Il mondo è andato avanti.
Ci sono delle lezioni della storia, della vi te che bisogna imparare e quindi
guai se non si imparasse.
Quindi non dico che rifarei tutte le cose che ho fatto:
cercherei di rifarle in modo diverso e migliore.
21
Uno mi ha
domandato,-una ragazza-: Voi sfrattate; voi perché non date le case?
Eh, no. Noi non sfrattiamo. Qui, allora, va fatta una precisazione.
E questa precisazione mi consente di rispondere anche all'altra domanda: il la
voro. Perché noi, a Roma, abbiamo due grandi problemi, l'uno se si vuole più
grande del l'altro, ma tutti e due gravi. Quello delle case e quello del
lavoro, soprattutto per i giovani, per i giovani che escono dalle scuole, per i
diplomati, per i laureati, per le donne.
Però devo anche dirvi che il Comune, in questo campo, non ha
nessun compito e quindi non ha nessun mezzo per intervenire.
Noi possiamo, come Comune, intervenire nel senso di chiedere
di rivendicare, una politica economica in Italia che garantisca il lavoro:
stare vicino ai lavoratori che difendono il proprio posto di lavoro, come
stiamo facendo alla Voxson, all'Autovox. Ma per quanto riguarda il Comune
possiamo solo dare lavoro a quelli che possono lavorare al Comune.
Quindi rispondo anche alla ragazza che mi ha domandato cosa
potevo fare per sua madre. Mi addolora dire una cosa che forse non sarà una
risposta che la, può tranquillizzare. Io posso solo garantire che ci sono dei
concorsi al Comune, non assunzioni dirette. Se ne sta facendo uno in questi
giorni solo per i netturbini.
50.000 domande per
2.000 posti
Dobbiamo assumere per concorso mille netturbini e ci sono
22.500 domande; pensate! Dieci commissioni comunali per esaminare! Prima si fa
una prova pratica per selezionare quelli che vogliono andare a lavorare e si
calcola che siano 10.000, poi tra questi 10.000 sceglierne mille! Immaginate
che tipo di fatica e anche che tipo di rischio che si corre. Perché poi, quando
i concorsi sono così elementari è facile che a qualcuno vanga la tentazione di
protezioni che non devono essere date.
Stiamo per varare, anzi abbiamo già varato, il concorso per
i vigili urbani. Ci sono 32.000 domande per qualche centinaio di vigili.
Certo è un brutto segno. C'è un grosso problema del lavoro;
ma il Comune può fare una parte certamente piccola. Poi facciamo dei concorsi
ari che per i bidelli. Quindi io mi auguro che tua madre possa fare un concorso
e vincerlo,
22
Il dramma della casa
e i compiti del Comune
Uguale, anche se un po’ meno: per quanto riguarda i compiti
del Comune, è la situazione della casa.
Anche in questo campo bisognerebbe non dimenticare che il
Comune, in quanto tale, non ha funzioni di assegnazioni di case. Le case le
costruiscono o i privati o l'Istituto delle Case Popolari o le cooperative, in
base a leggi nazionali, non comunali.
Rispondo così anche all'altra domanda. Il Comune non fa
leggi. Le leggi le fa il Parlamento della Repubblica (quindi la Camera dei
Deputati e il Senato), la Regione. Il Comune, nell'ambito del le leggi
nazionali e regionali, fa delle deliberazioni; delibera di fare una cosa o l'altra;
non fa una legge che vale per tutta la nazione! Quindi, queste leggi per la
casa sono nazionali. Adesso non voglio qui fare il discorso molto ampio e
profondo che ci sarebbe da fare. Tuttavia, pur entro questi limiti, io credo
che il Comune di Roma sia uno dei Comuni che più s'è dato da fare.
Insieme ai cittadini, siamo riusciti a far approvare una
legge nazionale che finanziava per il Comune di Roma -solo per il Comune di
Roma, pensate!- un piano di emergenza per i più bisognosi. E abbiamo costruito,
con questa legge di emergenza, un certo nu mero di case,
Una legge per Roma.
Buttati all’aria i “borghetti” di baracche
La legge ci ha consentito di eliminare, di buttare all'aria,
i "borghetti" che c' erano a Roma. Tutti. Non di mantenerli perché
potessero andarci poi altri abitanti e in qualche caso qualche occupatore di professione
per avere poi un'altra casa magari da rivendere...!
Li abbiamo abbattuti, li abbiamo distrutti e al loro posto
abbiamo messo subito zone più o meno attrezzate di verde, piantato alberi.
23
“167”, cioè legge per
costruire case per i meno ricchi
Abbiamo dato a Roma tutto quello che potevamo dare di aree,
di attrezzature per la "167", che è una cifra che significa programmi
per l'edilizia economica e popolare.
Gli sfratti. Gli sfratti non li dà il Comune. Li danno i privati
in base alle leggi nazionali.
Noi a Roma, fino a questo momento, con l'intervento quoti
diano, con l'aiuto del Prefetto e anche della Magistratura, siamo riusciti,
riusciamo a mantenere il livello degli sfratti ad un punto non intollerabile.
Adesso c'è un modo e un condizionamento de gli sfratti abbastanza ordinato, che
tiene conto della situazione.
Ci muoviamo, per quanto riguarda il Comune, con una linea
molto semplice e molto chiara: si sfratta solo chi pub avere un'altra casa. Non
dalla casa al marciapiede, ma dalla casa a un'altra casa; questa è la linea
sulla quale ci muoviamo per la nostra par te. Perché se il magistrato dice
"sfrattalo", quello sfratta; e i poliziotti vanno e sfrattano. Ma noi
abbiamo governato, con la nostra autorità politica civile e anche morale, le
cose in modo da non renderle irreparabili.
Il controllo degli
sfratti
Contemporaneamente, per quanto riguarda il Comune come programmi
e come aree, abbiamo speso tutto quello che ci veniva dalle leggi nazionali e
fatto tutto quello che le leggi nazionali ci consentivano, non escluso un
grande programma di Case Popolari per la zona di Tor Bella Monica, che verrà
fatto, anziché in quattro o cinque -anni, in due anni, per il modo come l'hanno
organizzata.
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In due anni tante
case a poco prezzo a Tor Bella Monica
Voglio anche dire che la situazione resta molto drammatica,
ma in questi ultimi mesi anche il punteggio per l'Istituto Case Popolari si è
abbassato. Un anno fa ci volevano 14 punti per prendere la casa popolare; e voi
sapete cosa vuol dire avere 14 punti? Ave re molti figli, essere proprio
indigenti, quasi alla miseria! Oggi si può prendere una casa popolare con undici
punti e anche dieci. E' sempre una ci fra elevata. Per Santa Marinella ne
bastano 4, quindi la prendono tutti. Ma nell'area di Roma è un piccolo
progresso.
Questo per dire che in qu sto campo, francamente, ritengo
che la situazione sia drammatica, ma che abbiamo fatto per la nostra parte
veramente tutto quello che potevamo fare e forse anche di più.
L’incontro col Papa
Altra domanda. Uno mi ha do mandato se ho mai parlato con il
Papa. Chi è che mi ha fatto questa domanda? Stefano, mi pare.
Sì, ho parlato con il Papa, anche se non ho con il Papa una
particolare familiarità; questo per dire che non parlo spesso col Papa. Ho
parlato con il Papa l'anno scorso, alla fine di dicembre o ai primi di gennaio
in occasione di un incontro. Voi sapete che ogni anno si usa, da parte della giunta
comunale, andare dal Papa a fare gli auguri di buon anno. Noi gli diamo gli
auguri, il Papa risponde.
In quella circostanza ho potuto parlare relativamente a
lungo anche col Papa.
Chi comanda al
Sindaco?
Mi pare che, detto questo... ah, no. Uno mi ha domandato chi
mi comanda, se c'è uno più in alto di me che mi comanda.
In senso stretto no. Non c'è uno superiore al sindaco che
dice al sindaco quello che deve fare.
Nel suo ambito, nell'ambito dei compiti che la legge assegna
ai Comuni, il sindaco non ha alcuno che lo comanda.
Le sue delibere, le delibere del Comune, sono soggette ad un
controllo di legittimità della Commissione regionale di controllo. Certamente
sopra il Sindaco c'è il Capo del Governo, il Capo dello Stato. Poi il sindaco
deve tener conto che c'è un Parlamento, c'è un Senato, c'è una collettività.
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Quindi direi che, apparentemente, il sindaco comanda senza
nessuna riserva.
In realtà, come vanno le cose a Roma, e voi lo avete capito,
il sindaco spesso è più comandato che comandante, tenendo conto dei problemi
che deve affrontare e della situazione che si trova; non esclusa anche
l'assemblea di questa scuola.
E adesso mi pare che si possa concludere sul punto più
discusso, che poi era la cosa più sostanziosa: la questione cioè del parco
giochi. Ora questo problema, con questa scuola, ha una storia. Io ho ricevuto
anche, tempo fa una lettera nella quale si davano anche comandi al sindaco per
fare una cosa o l'altra. In particolare in questa lettera si indicava l'area
Via Nobiliore, Via Bonfante, di proprietà dell'INAIL destinata dal piano
regolatore a "M3".
Ora questo cosa vuol dire? Noi possiamo senz'altro, anzi io
prendo l'impegno, avviare un contatto con l'INAIL per vedere come può essere
destinata al Comune questa area e anche a chi si dovrà dar conto. Questo lo possiamo
fare. Ieri sera, ad esempio, in Consiglio Comunale abbiamo deciso di acquistare
10 mila metri di un'area di proprietà dell'Istituto Case Popolari per farci dei
servizi culturali e sociali nel quartiere Mazzini.
“M3” sigla misteriosa
ma non tanto
Però, - e questa è una domanda che dovreste fare voi-, la
destinazione di quest'area è "M3". Cosa vuol dire questa cifra? Così
difficile? Io ci ho messo qualche anno per capirlo, perciò non vi impressionate
se non capite cosa vuol dire.
"M3" è un modo di dire del Piano Regolatore che
questa area deve essere destinata a servizi sociali.
Servizi sociali sono servizi scolastici e sociali.
Perché non scuole
Io qui vi faccio una domanda. Non vi pare che, una volta
acqui sita questa area M3, sia più opportuno destinarla a scuola, anziché parco-giochi,
con l'obiettivo - eventualmente- di eliminare i doppi turni?Questo mi pare...(applausi)
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Mi pare che quest'area dovrebbe essere destinata in questo
modo. In questo senso mi impegno ad operare.
La situazione a
Cinecittà – Don Bosco
Io, poi, ho fatto anche una ricerca, perché la questione era
stata posta. Siamo andati anche a vedere cosa c'era attorno.
Parco verde dentro l’Istituto
Luce
Abbiamo l'area adiacente all'Istituto Luce che si sta
facendo, si sta definendo il con cordato per passarla al Comune ossia alla
Circoscrizione.
Area quasi sistemata
in Via Togliatti
C'è già in via Palmiro Togliatti un'area dove noi siamo
inter venuti. Non credo che sia lontano.... (Il Direttore dice di no; la
maestra precisa che per i bambini soli, sì)
Non credo... Comunque, scusate, io sto dicendo quello che
abbiamo visto. C'è quest'area in via Togliatti di 500, 600 metri, che deve
essere completata. E' una area verde. C'è da domandarsi se, per ipotesi, questa
non può, essere considerata una soluzione. Ove lo fosse, noi metteremmo tutte
le nostre forze a disposizione.
Estensione e
attrezzature del Parco degli Acquedotti
Poi c'è un'area a via Lemonia, Parco degli Acquedotti. Anche
qui si è cominciato a fare qual cosa. Ma lì ci sono dei problemi archeologici;
c'è ancora del grano che si semina e si raccoglie.
Stanno cominciando ad attrezzarlo. Non so se questo può essere
una soluzione, esclusa questa davanti, che sarebbe comodissima, ma che, per le
ragioni che abbiamo detto, dovrebbe andare ad altro uso.
Ma la Circoscrizione può an che trovarne altre. Ecco, ci
sono queste tre aree che noi abbiamo visto nel Piano Regolatore. E la
consigliera circoscrizionale mi dice che la Circoscrizione sta trovando altre
aree.Voglio di e una cosa molto semplice. Io credo che se c’è un campo dove, in questi anni, noi abbiamo cercato di migliorare le cose, questo è il campo del verde.
Un anno fa, quindi la cosa va ancora verificata; un anno fa
gli ultimi calcoli che avevano fatto è che noi, in quattro anni, avevamo
espropriato a verde delle zone private per farle diventare verde pubblico come
se avessimo espropriato Villa Borghese e Villa Pamphili messe tutte insieme.
Quindi un fatto (mi si consenta una volta sola non più
volte, questa parola), "storico" per Roma.
Personalmente, anche come sindaco, ogni volta che mi sono
trovato di fronte a questi problemi, ho cercato di fare il massimo.
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L'ultima cosa della quale mi sono occupato... Dov'è quella zona
dove c'è il parco... a Decima, una zona molto brutta di Roma, cresciuta
disordinatamente, senza servizi. Una scuola come voi mi aveva chiesto un
intervento sull'Istituto Case Popolari per avere un'area da attrezzare a parco.
Ci siamo riusciti; anzi gli abbiamo dato pure alcuni elementi
per iniziare a fare il parco giochi. Come si chiamano questi elementi? Sì, un
cubo praticabile e vari elementi...
Trovate un terreno …
Quindi io farei una proposta molto semplice. Ci sono queste
tra indicazioni da verificare, la Circoscrizione ha altre ipotesi. Io direi:
concordate, Direzione, Consiglio di Circolo, Circoscrizione, l'area sulla quale
si pub scegliere per Te sto parco giochi. Una volta trovata quest'area, si
tratterebbe di settimane, quindici giorni; non è che lo voglia ri mandare a
chissà quando.
Io, una volta che si è convenuto...mi pare opportuno mantenere
il collegamento con la circoscrizione che ha una sua variante nella quale si
pub inserire questa vostra richiesta; una volta scelta quest'area, io, anche perché
siamo diventati amici (qualche strappo alla regola si pub fare quando si è
diventati amici, senza violare le leggi), io mi impegno non solo a rilanciare
quella idea che avete avanzato della raccolta della carta, ma mi impegno a fare
tutto il possibile perché il parco-giochi possa esse re attrezzato nel migliore
dei modi possibili. (Applausi)
E’ importante aver
pensato agli anziani e agli handicappati
Anche perché sono rimasto molto colpito - direi favorevolmente
colpito dal fatto che tutti coloro che hanno parlato di questo parco giochi,
non lo hanno fatto soltanto per se stessi ma hanno parlato degli anziani.
E questo è molto importante. Tra l'altro voi sapete che il
tempo medio della vita in Italia - e quindi anche a Roma- si allunga. Questo
anche per effetto delle battaglie e delle conquiste che rendono oggi possibile vivere
meglio di cinquant'anni fa, di curarsi la propria salute. Quindi la città di
Roma sta diventando una città con molti anziani. In alcuni quartieri sono la
maggioranza: potrebbero formare un partito e vincere le elezioni.
Ma soprattutto in questi anni la nostra nazione, la
democrazia italiana, riscopre questo tema. E' vero che a volte certi temi si
scoprono per seguire la moda; oggi tutti parlano degli anziani.
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Però è anche vero che noi ci avviciniamo come nazione ad un'
idea di fondo: che l'anziano non solo va assistito, non solo all'anziano va
data una pensione che lo metta in grado di vivere e adeguata al lavoro che ha
fatto; ma l'anziano deve es sere considerato un cittadino ancora valido, un
protagonista della società in cui vive. E non uno da assistere, da mette re in
un ospizio e magari da mandare all'ospedale d'estate
Questo è molto apprezzabile che abbiate pensato agli anzi
ni, agli handicappati. Questo rende ancora più significativo per me questo incontro,
del quale vi ringrazio.
Vorrei concludere di nuovo ringraziando. E dire questo.
Sia il direttore Sirianni nel suo saluto, sia la vostra
insegnante, hanno fatto un riferimento generale. Il direttore si è riferito
alla crisi che attraversiamo e alla necessità di un'azione concorde per superarla.
La vostra insegnante ha parlato della fiducia che è necessario ristabilire
nelle istituzioni democratiche per andare avanti verso un mondo più giusto e ha
parlato delle cose belle e delle cose brutte che si scoprono e che si vivono.
E questo è verissimo.
Io considero che ogni incontro con le scolaresche come voi
per il sindaco è un grande aiuto; e di questo vi ringrazio. Perché vedere delle
insegnanti, un direttore, che credono nel loro lavoro, che non aspettano
soltanto il 27 per prende re lo stipendio, ma pensano che il loro compito sia
far funzionare una scuola e vi riesco no; e quando vedo e sento dei ragazzi
come voi,-così impegna ti non solo ad istruirvi-per avere domani un lavoro più
si= curo e migliore e anche una condizione di vita migliore di quella che i
vostri genitori hanno dovuto superare, ma an= che interessati a quello che
accade intorno a sé; quando ve do questo ne traggo sempre motivo di speranza.
L’aiuto dei ragazzi
al Sindaco
La vita di un sindaco, la vita quotidiana, è fatta di tante
cose, anche negative. Di momenti difficili che, a volte, fanno disperare o
rischiano di far disperare.
Un incontro con una scuola co Ime la vostra, al contrario, è
un momento di speranza e di fiducia nella possibilità di andare avanti.
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Una città grande come
i suoi monumenti
Cose belle e cose brutte...
Vorrei concludere, facendomi così perdonare per la mia
lungaggine, raccontandovi di un altro incontro che ho avuto in un'altra scuola
uguale alla vostra, alcuni mesi fa, a Primavalle, quando una ragazza, dopo
avermi consegnato anch'essa un mazzo di fiori molto simile al vostro, volle
leggermi una poesia intitolata "La mia città".
Una poesia dove appunto c'era il bello e il brutto di questa
città. Una poesia che diceva appunto:
"Una città grande come i suoi monumenti, dolce come il
suo fiume, triste come la sua droga, brutta come la sua violenza". E
chissà quale esperienza drammatica di vita quotidiana, di vita di quartiere
avrà suggerito a questa ragazza come voi, tanta tristezza, tanto pessimismo, ma
anche al tempo stesso tanta verità!
E concludeva questa sua poesia: "Muore la città, con la
sua gente."
Io l'ho ascoltata ed ho risposto così - e con questo vorrei
concludere anche quest'incontro:
E' vero quello che hai detto. Roma è una città che ha grandi
bellezze non solo nei monumenti, ma anche nell'anima della sua gente,
nell'animo di chi lavora e di chi soffre per lavorare e per vivere; ma anche
tante brutture.
Ma siamo qui per andare avanti e quindi io mi auguro - e
come sindaco spero di cooperare - affinché si possano modificare gli ultimi due
versi della tua poesia e si possa dire ogni giorno, non "muore", ma
"vive" la città con la sua gente.
Siete, ragazze e ragazzi di questa scuola, una parte
importante di questa gente. Siete tutta la nostra speranza. Grazie.
(Molti applausi)