La decisione è sembrata logica e necessaria, non solo per completare un percorso di conoscenze, ma perché nel frattempo i ragazzi e addirittura le famiglie, avevano stretto amicizia. Sabato 17 marzo 1984, ragazzi e genitori hanno preso il treno per Firenze per due giorni pieni di visite e felicità. In più c'era una bella mostra su Raffaello, con dipinti restaurati di recente. E' stata una bella esperienza, descritta in diverse pagine. Peccato che in quel periodo imperversasse una bella ondata di influenza, che ha impedito ad alcuni ragazzi e relativi genitori di partire. In più a Firenze il tempo è stato piovigginoso e freddo, per cui al ritorno sul treno avevamo diversi ragazzi con la febbre, curati amorevolmente e con allegria dalle mamme, come qualcuno racconta.
All'Ostello della gioventù c'è l'esperienza dei letti a castello, la separazione obbligatoria tra maschi e femmine e dei maschi, padri compresi, che non sanno farsi i letti, della mamma di Stefano che danza e imita Ether Parisi e Raffaella Carrà, e la domenica il girotondo in piazza, davanti a Santa Maria in Fiore.
Poiché con noi è venuta ancora la
maestra Rosanna Antonini Tavernese, così come a Reggio avevamo visitato il
liceo Artistico Chierici per rapportarci ai lavori di ceramica, a Firenze
approfittiamo di una mostra stupefacente di tesori della Nigeria Antica, datati
dal 500 a.C. fino al secolo XVIII. Inserire pag. 44.
La collaborazione tra insegnanti è
quasi sempre utile, talvolta inevitabile. Non solo per le classi a tempo pieno,
non solo per le classi a modulo che non si affidano più ad un insegnante unico.
Se si vuole programmare una visita esterna, in mancanza di finanziamenti, per
pagare il noleggio di un autobus non basta una classe sola. Alle visite esterne
non ho mai dovuto compensare gli operatori culturali, di solito messi a
disposizione dal Comune. A volte musei o mostre hanno le loro guide, professionalmente
capaci e sempre ben disposte verso le scolaresche. Basta stabilire in
precedenza accordi e appuntamenti.
Ecco perché in molte cronache,
dialoghi e scenette compaiono spesso i nomi di altre insegnanti. Oltre alla
Rosanna Tavernese Antonini, c'è la Buttinelli Limatola alla visita in
Campidoglio, forse la Figoni Bonelli, la Mencarelli Dragoni e più spesso, fin
dalle prime classi, la Testi Fagioli.
Perché metto due cognomi? A riprova
di quanto sia stato lento il cammino della valorizzazione delle donne, ancora
in quegli anni le dipendenti statali e tra esse noi maestre, avevamo l'obbligo
di firmarci col cognome del marito, al quale si aggiungeva, e non sempre,
l'ironica assurda e umiliante espressione “nata Vergalli”, “nata Limatola”,
“nata Antonini”, eccetera.
Alla Rosanna Tavernese Antonini che
era titolare del corso integrativo di ceramica, ho chiesto aiuto perché mi
affascinava l'idea di far modellare la creta ai miei ragazzi. Generosamente mi
ha insegnato, generosamente si assumeva la fatica e la responsabilità della
cottura. Generosamente mi ha accompagnato nel percorso del gemellaggio e nel
viaggio a Reggio Emilia e a Firenze.
Da Laura Mencarelli Dragoni, ancora oggi mia
carissima amica, ho avuto aiuto per le ore di ginnastica. Lei era specializzata
dalla Accademia di Orvieto. Non mi sentivo abbastanza preparata, nonostante la
mia bella tuta e i pochi chili di peso. Con lei abbinavo le ore in palestra e
insieme abbiamo frequentato un corso di educazione psico-motoria che mi è stato
prezioso.
Con la Buttinelli Limatola abbiamo programmato
la ricerca storica sulla città di Roma, perciò molte visite esterne sono state
fatte insieme. Insieme abbiamo anche aderito ad una ricerca sui cibi e i
prodotti della antica Roma, che prevedeva una bella mostra allestita al Museo
della Civiltà Romana all'Eur, sponsorizzata dalla FAO. Nell'ottobre del 1982,
mentre noi andavamo a Reggio, Liliana Limatola con la sua classe portava
all'Eur i lavori anche nostri, tabelloni, ceramiche, disegni, grafici,
fotografie e ricerche, che restarono in mostra un mese intero e furono
apprezzati e citati anche da giornali e trasmissioni.
Con Franca Testi Faggioli eravamo
vicine di aula. Proveniva dalle scuole differenziate riservate ai disabili,
abolite proprio in quegli anni. Naturalmente nella sua classe è stato inserito
un simpaticissimo e vivace ragazzo down . Per questo scolaro a volte mi doveva
chiedere aiuto, cioè me lo affidava in alcune circostanze, per la gioia
affettuosa dei miei ragazzi e l'inevitabile sconvolgimento del nostro lavoro. Con
lei abbiamo fatto non solo viaggi di istruzione, ma abbiamo organizzato alcune
feste per incontrare i genitori e farci gli auguri di Pasqua. Le descrivono due
bambine, Emanuela e Laura a cui Stefania aggiunge una favola in tema.
Un bell'aiuto l'ho avuto da un giovane collega, Gianni Silano, allora supplente, molto amareggiato per non aver superato il concorso per l'immissione in ruolo. Invece era talmente bravo e dotato di intuito didattico verso i bambini, che tutt'ora è autorevole autore, regista musicologo e cantautore nel più importante teatro per bambini di Roma, il Teatro Verde, all'angolo tra Viale Trastevere e Viale Gianicolense. E' stato lui a insegnare ai miei scolari la canzone Roma Capoccia e ad accompagnarli con la chitarra nella famosa festa di incontro coi reggiani al teatrino della scuola. Tutto lavorando fuori orario.
Erano ancora gli anni in cui la popolazione scolastica era talmente numerosa rispetto alle strutture disponibili, che nei nostri quartieri era in atto il doppio turno. Cioè nella stessa aula si alternavano due classi, una al mattino e l'altra al pomeriggio. Tutto il lavoro extra lo facevamo alternandoci e destreggiandosi tra quei turni sovrapposti.
Dei doppi turni si parla a pag. 24
di Senza paura n. 6.